Suor Maria Vergine Addolorata

a destra suor Maria Vergine Addolorata

A 35 anni, con una brillante carriera universitaria alla spalle, lavoravo da otto anni per una grande azienda Nazionale, senza nutrire molti dubbi sul fatto che la mia vita era ormai orientata in questa direzione.  Sì, poteva forse cambiare la sede di lavoro, avrei potuto sposarmi, ma la routine sarebbe sostanzialmente rimasta la stessa. Da lunedì a venerdì prendere il treno al mattino, arrivare in ufficio, lavorare tutto il giorno, condividere il lavoro e qualche chiacchiera tra colleghi, tornare la sera a casa sempre in treno, rubare al giorno ormai finito qualche ora di pace domestica, andare a dormire.  Il fine settimana gli amici, la famiglia, un po’ di sport, la campagna per liberare la mente e respirare aria pulita.

 

… E poi d’improvviso tutto cambiò!

 

Nel mio paese, già da qualche anno erano arrivate suore, seminaristi e sacerdoti di una nuova Congregazione, con poco più di venti anni di vita. Li incrociavo per i vicoli del centro storico, salutavano con cura  ogni passante. Ma non avevo avuto fino allora né occasione, né interesse a conoscerli. Le attività che puntualmente proponevano, non erano proprio per me.

Fino a quando, i miei genitori, che avevano aderito ai corsi di formazione religiosa per laici, mi invitarono  a partecipare a una Messa celebrata nella Cattedrale in occasione del Natale  in rito bizantino, che coincide con la nostra Epifania. Un po’ perplessa, ma incuriosita, ci andai. Non avevo mai partecipato a un rito diverso da quello latino, neanche sapevo esistesse!

Alla fine della funzione conobbi alcune Suore e “da cosa nacque cosa”. Mi chiesero se volevo andare a trovarle in Convento, poi mi proposero di dare una mano nell’apostolato, mi invitavano a mangiare  la pizza fatta da loro ogni venerdì, ad andare in oratorio, ero insomma coinvolta, stimolata su più fronti.

Lentamente la mia vita cominciò a cambiare, cercai dapprima un direttore spirituale, poi feci i miei primi Esercizi Spirituali. Il risultato fu di cominciare a chiedermi perché queste giovani donne avessero fatto una  scelta simile. Non riuscivo ancora a capacitarmi, del come e del perché ci si potesse adattare a una condizione di vita così particolare e diversa da quella a cui ero abituata.

Alcune erano entrate in convento dopo l’università, altre dopo la scuola superiore, altre quando già lavoravano. Molte erano felicemente fidanzate prima, addirittura in procinto di sposarsi.

Mentre continuavo a pormi domande su di loro contemporaneamente, iniziavo a domande farmene anche riguardo me stessa.

Io?

Chi ero?

Che cosa volevo?

Non avevo mai considerato la possibilità di avere una vocazione alla vita religiosa. Il mondo in cui siamo immersi, nel migliore dei casi, parla del matrimonio come scelta ordinaria di vita. La scelta religiosa è “roba” d’altri tempi! Se si vuole servire Dio veramente, lo si può fare anche come laici. Anzi, forse a volte è anche più efficace, perché si può arrivare dove i religiosi non possono.

Tutto vero. Ma le ulteriori domande erano: Quale è la volontà di Dio?

Come posso trovare ciò che veramente cerco?

 

Lui ci ha creati per la nostra felicità eterna. In quest’ottica non si può dubitare che quello che Dio vuole per noi sia esattamente la cosa migliore!

Il mio principale dilemma cominciò allora a diventare:

 

Vita laica o vita religiosa?

 

Questo balletto di pensieri nella mente durò alcuni mesi. Finché non decisi che non ne potevo più! Volevo scegliere. Ma non riuscivo proprio a discernere. Più cresceva la confusione, più cresceva la determinazione. Ero intenzionata ad arrivare a una risposta, ma nonostante avessi fatto gli Esercizi Spirituali, siccome i tempi di Dio non erano i miei, non avevo trovato la risposta alla mia incalzante domanda. Per qualche motivo mi convinsi di poter  comunque fare il passo definitivo. E così, impaziente, calcai la mano per accorciare i tempi. Decisi di entrare comunque in convento. Mi preoccupai solo di avvisare il direttore spirituale e la Madre Provinciale della mia decisione. Ma, a muovermi era solo la smania di far cessare l’estenuante “palleggio” di pensieri nell’anima.

La mia decisione durò mezza giornata, seguita da grande agitazione, ansia, sconforto, confusione.

A quel punto decisi che per un po’ dovevo lasciar riposare l’anima, portare pazienza, abbandonarmi con fiducia alle Sue mani. Solo nel silenzio Egli può parlare e noi ascoltare con chiarezza.

Tornai a casa per le ferie natalizie. Giorni sereni, spensierati, senza l’ansia del lavoro, corse sui mezzi pubblici, la frenesia della città. In un paesino tranquillo, tra la gioia del Natale e il calore degli affetti. Era questo il silenzio che mi serviva per ascoltare la Voce di Dio.

La decisione  venne fuori da sola, in un istante, chiara come il sole, senza possibilità di dubbio. Con una serenità e una pace che possono venire solo da Lui.

Si tratta di una grazia indescrivibile, che Dio concede senza che alcuno possa meritarla.

Chi mai può dirsi degna di essere scelta per divenire Sua Sposa?

Come esseri umani a volte sembra impossibile poter realizzare questa Unione. Rispondere concretamente alla Chiamata di un’intimità con Lui.

Ma poi scopri che quando Dio chiede una cosa ti dà sempre anche la forza di realizzarla.

E sai che fare la  Sua volontà è l’unica scelta che ti dà la vera felicità.