Castità e Vocazione

Come si può vivere in castità per tutta la vita contenendo l’istinto sessuale?


Rispondiamo con le parole dell’Enciclica Sacra Virginitatis del Papa Pio XII:

«Come giustamente osserva san Tommaso, l'istinto più profondamente radicato nel nostro animo è quello della propria conservazione, mentre l'inclinazione sessuale viene in secondo luogo. Spetta inoltre all'impulso direttivo della ragione, privilegio singolare della nostra natura, regolare tali istinti fondamentali e nobilitarli dirigendoli santamente»[1].
È vero, purtroppo, che le facoltà del nostro corpo e le passioni, sconvolte in seguito al primo peccato di Adamo, tendono al dominio non solo dei sensi ma anche dell'anima, offuscando l'intelligenza e debilitando la volontà. Ma la grazia di Gesù Cristo, principalmente attraverso i sacramenti, ci viene data proprio perché, vivendo la vita dello spirito, teniamo a freno il corpo (cf. Gal 5, 25; 1 Cor 9, 27). La virtù della castità non pretende da noi l'insensibilità agli stimoli della concupiscenza, ma esige che la sottomettiamo alla retta ragione e alla legge di grazia, tendendo con tutte le forze a ciò che nella vita umana e cristiana vi è di più nobile.

Per acquistare poi questo perfetto dominio sui sensi del corpo, non basta astenersi solamente dagli atti direttamente contrari alla castità, ma è assolutamente necessario rinunciare volentieri e con generosità a tutto ciò che, anche lontanamente, offende questa virtù: l'anima potrà allora regnare pienamente sul corpo e condurre una vita spirituale tranquilla e libera. Come non vedere, alla luce dei principi cattolici, che la castità perfetta e la verginità, lungi dal nuocere allo sviluppo e progresso naturale dell'uomo e della donna li accrescono e li nobilitano?
…Quando l'apostolo san Paolo riconosce agli sposi il diritto di astenersi per qualche tempo dall'uso del matrimonio per attendere alla preghiera (cf. 1 Cor 7, 5), non viene precisamente a dire che una tale rinunzia procura all'anima maggiore libertà per attendere alle cose divine e pregare?

Infine non si può affermare - come fanno alcuni - che il «mutuo aiuto» ricercato dagli sposi nel matrimonio, sia un aiuto più perfetto per giungere alla santità che la solitudine del cuore delle vergini e dei celibi. Difatti, nonostante la loro rinuncia a un tale amore umano, le anime consacrate alla castità perfetta non impoveriscono per questo la propria personalità umana, poiché ricevono da Dio stesso un soccorso spirituale immensamente più efficace che il «mutuo aiuto»[2]  degli sposi. Consacrandosi interamente a Colui che è il loro principio e comunica loro la sua vita divina, non si impoveriscono, ma si arricchiscono. Chi, con maggiore verità che i vergini, può applicare a sé la mirabile espressione dell'apostolo san Paolo: «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me»? (Gal 2, 20).

Questa è la ragione per cui la chiesa sapientemente ritiene che si deve mantenere il celibato dei sacerdoti, poiché sa bene quale sorgente di grazie spirituali esso costituisca per una sempre più intima unione con Dio”.

Forse può aiutare (Imitando Maria, la religiosa dovrà sforzarsi quotidianamente per essere come Lei Vergine e allo stesso tempo Madre.

-Vergine, perché è assolutamente di Dio. Vergine perché ha un cuore indiviso e solo per Lui. Vergine perché vuole essere un olocausto di soave odore per il suo Sposo. Vergine perché vuole essere totalmente libera, senza che nessuna cosa di questo mondo l’impedisca la suo unione con Dio. Vergine perché la Verginità e quella beatitudine che li permetterà di vedere la Persona amata.

-Ma allo stesso tempo la religiosa deve essere anche madre: e la sua maternità paradossalmente deve nascere dalla sua verginità, come in Maria. Lei è la Madre di Dio perché prima è la Piena di Grazia è la Vergine delle Vergini.

 

La religiosa dovrà essere madre di tante anime, dovrà essere come diceva ilBeato Giovanni Paolo II “un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano”. Sarà la madre degli ammalati, i portatori di handicap, gli abbandonati, gli orfani, gli anziani, i bambini, la gioventù, i carcerati e, in genere, gli emarginati in fine di quelli che non hanno madre. E per questo deve purificare ed elevare il suo amore materno, amando gli uomini in Dio e per Dio. La religiosa deve generare figli spirituali tramite la croce, la preghiera, lo zelo apostolico, l’annuncio della Parola di Dio. E sempre dovrà chiedere a Dio la grazia di generare e far crescere figli per il Regno dei cieli.

 

La verginità, infatti, non priva la donna delle sue qualità materne (Mulieris dignitatem). E per questo, come Maria la religiosa potrà essere vergine e madre. Portando in questo modo al massimo l’aspirazione di tutto il suo essere, già che non avete scelto la verginità senza la maternità ma avete scelto tutte e due. Dando in questo modo pieno senso alla vostra consacrazione).

 

È più importante che ci si sposi e si vivi in mezzo agli altri uomini, che per il voto di castità si viva appartati dalla società?


Rispondiamo ancora con le parole dell’Enciclica Sacra Virginitatis del Papa Pio XII«Non è Nostra intenzione, certamente, negare che gli sposi cattolici con una vita esemplarmente cristiana possano produrre frutti abbondanti e salutari in ogni luogo e in ogni circostanza con l'esercizio delle virtù. Chi però consigliasse, come preferibile alla consacrazione totale a Dio, la vita matrimoniale, invertirebbe e confonderebbe il retto ordine delle cose. Senza dubbio, Noi auspichiamo ardentemente che si istruiscano convenientemente quanti aspirano al matrimonio e i giovani sposi, non solo sul grave dovere di educare rettamente e diligentemente i figli, ma anche sulla necessità di aiutare gli altri, secondo le possibilità, con la professione della fede e l'esempio della virtù. Dobbiamo, tuttavia, per dovere del Nostro ufficio condannare energicamente coloro che si applicano a distogliere i giovani dall'entrare in seminario, negli ordini o congregazioni religiose o dall'emissione dei santi voti, insegnando loro che sposandosi faranno un bene spirituale maggiore con la pubblica professione della loro vita cristiana, come padri e madri di famiglia. Si farebbe molto meglio a esortare col maggiore impegno possibile i molti laici sposati, affinché cooperino con premura alle imprese d'apostolato laico, piuttosto che cercare di distogliere dal servizio di Dio nello stato di verginità quei giovani, troppo rari, purtroppo, oggi, che desiderano consacrarvisi. Molto opportunamente scrive a questo proposito sant'Ambrogio: «È stato sempre proprio della grazia sacerdotale spargere il seme della castità e suscitare l'amore per la verginità»[3].


Inoltre giudichiamo opportuno avvertire che è completamente falsa l'asserzione, secondo cui le persone consacrate a una vita di castità perfetta diventano quasi estranee alla società. Le sacre vergini che spendono tutta la loro vita al servizio dei poveri e dei malati, senza distinzione di razza, di condizione sociale e di religione, non partecipano forse intimamente alle loro miserie e alle loro sofferenze, e non li compatiscono forse con la tenerezza di una mamma? E il sacerdote non è forse il buon pastore che, sull'esempio del divin Maestro, conosce le sue pecorelle e le chiama per nome? (cf. Gv 10, 14; 10, 3). Ebbene, è proprio in forza della castità perfetta, da loro abbracciata, che questi sacerdoti, religiosi e religiose possono dedicarsi interamente a tutti gli uomini e amarli del medesimo amore di Cristo. E anche quelli di vita contemplativa contribuiscono certamente molto al bene della chiesa, con le supplici preghiere e con l'offerta della loro immolazione per la salvezza altrui; sono anzi sommamente da lodare perché, nelle circostanze presenti, si consacrano all'apostolato e alle opere di carità secondo le norme da Noi date nella lettera apostolica Sponsa Christi[4], né possono quindi venir considerati come estranei alla società, dal momento che doppiamente ne promuovono il bene spirituale.



[1]  Cf. S. TOMMASO D’AQUINO, Summa theol., I-II, q. 94,a.2.

[2]  Cf. CIC, can. 1013 § 1

[3]  S. AMBROGIO, De virginitate, c. 5, n. 26: PL 16, 272.

[4]  Cf. AAS 43(1951), p. 20.